STORIA

IL BORGO E LA SUA STORIA

 
 
Il Borgo La Covala, vanta una storia millenaria che, a partire dal 1500, lo ha visto protagonista di dispute. A quel tempo,esso faceva parte del territorio di Seminara, allora la più ricca e popolosa città della provincia reggina: 8.000 abitanti (a Reggio Calabria ve n’erano 4.000),16 istituti finanziari, un ospedale, 3 accademie di cultura, 33 chiese, la sede della Corte di Giustizia. Nel 1579 il duca di Seminara, Scipione I Spinelli, violento e dissipatore, per i troppi debiti fu costretto a vendere a Fabrizio Ruffo, signore delle vicine Sinopoli e Scilla, le obbligazioni dell’Università di Seminara, Sant’Anna e Palmi. Ciò causò una rivolta nella città della piana, che determinò la cacciata degli Spinelli e costrinse Fabrizio Ruffo a consentire che fosse riscattata, divenendo demanio pubblico.
Ed è qui che si ha una prima notizia storica del Fondo Covala: il 10 maggio 1594 l’Università di Seminara vendette proprio il fondo Covala al ducadi Bagnara, don Carlo Ruffo. Circa due secoli dopo,a fine 1700,la stessa Università fece causa alla famiglia Ruffo, asserendo l’illegittimità dell’atto di vendita del 1594, “per difetto di solenni”,ovvero per l’inalienabilità del terreno, che era ormai fondo demaniale. Nel frattempo, però, a causa di grossi debiti da risanare, nel 1806 il fondo venne venduto dagli stessi duchi di Bagnara alla famiglia nobiliare dei de Leo.Ne nacque un’ulteriore disputa, illustrata in un avvincente documento storico, che riporta la descrizione dei confini del terreno dai due diversi punti di vista: per la città di Seminara «... il perimetro del fondo inizia nell'area dell'Abbate, segue la via di Aspromonte e 'nesci vicinu li mura di San Peri e 'di 'lla pressu limita lu bosco di Solanu e pigghia la valle a 'ppèndino ditta la valle della Grutta e nesci a lo fiume di Solanu ... »; per la famiglia de Leo, invece, i confini proseguono «... e dopo piglia lo fiume predittu (lo Sfalassà ) e a 'ppèndino e nesci a lipassi sinu a li ponti e piglia lo valloncello a munti e nesci a la Guardia [la fontana di Solano a Bagnara che era zona di dogana] ... ».

   La Famiglia
Alla fine del XIX secolo, al casato De Leo appartenevano i più grossi proprietari terrieri e industriali della Calabria e del Meridione.Magnati e pionieri della Bonifica Agricola di Aspromonte, dell'industria del legno e di quella agricola, i De Leo con i loro commerci si spingevano fino in Grecia, a Marsiglia e a Londra. Famiglia di industriali e politici, al casato De Leo e specialmente ad Antonio de Leo (1868) si deve la costruzione di opere di ingegneria civile (la prima DECOUVILLE di 14 km e la prima via d’accesso sull’Aspromonte di ben 20 km), di segherie imponenti (Villaggio de Leo in Aspromonte) un azienda in legname con impianti moderni per la lavorazione ed evaporazione del legno) e la realizzazione di progetti per sfruttare i corsi d'acqua dell'Aspromonte per produrre energia elettrica,ancora mancante in quasi tutta la provincia, quindi la realizzazione di centrali elettriche, inaugurando nel 1922 la prima  Società Idroelettrica VASI che forniva energia elettrica ai comuni vicini fino a Reggio Calabria. A. De Leo, produttore e commerciante aperto all’innovazione, è un assiduo frequentatore delle fiere di Milano e Bari, considerate da lui fondamentali per studiare da vicino i nuovi impianti e sistemi di selezione e lavorazione dei prodotti agricoli.
Nel 1910, il Cavaliere Antonio De Leo (1868-1937), diede incarico all'ingegnere torinese Eugenio Mollino, di studiare il progetto per una villa signorile. Nel 2011, con Decreto ministeriale Villa De Leo è stata dichiarata di interesse culturale particolarmente importante. In questa villa i De Leo hanno ricevuto personaggi illustri da tutto il Paese, come imembri della famiglia reale. Nel 1925 ospitarono S.A.R. Filiberto di Savoia, Duca di Pistoia, con oltre 300invitati; i giornali del tempo misero in evidenza la calda ospitalità e lo stile della famiglia De Leo, ricordando l'apprezzamento del Principe, il quale affascinato dalla  splendida architettura dell'edificio, volle conoscere il nome dell'architetto, premiato con medaglia d'oro per quel suo progetto, che fu oggetto di  pubblicazione sulle più importanti riviste di architettura. Nel 1932 furono ospiti il Principe Umberto II di  Savoia e la Principessa Maria José del Belgio e il solo Principe nel maggio del  1935, in  visita alla Chiesa del Carmine di Bagnara di cui era Priore il Commendatore  Antonio De Leo.